La Fauna e Flora di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande

LA FLORA

L’interesse vegetazionale e floristico dell’alta valle dell’Anapo è legato soprattutto alla notevole estensione delle formazioni forestali, maggiore che| in ogni altra cava iblea.| Nel fondovalle, lungo il greto limo-ciottoloso del fiume, è insediato, su| una superficie ampia in media 10-50 m, un peculiare bosco ripario, dominato dal platano orientale (Platanus orientalis), maestoso albero caducifoglio che qui raggiunge il suo estremo limite occidentale: ben diffusa dai Balcani al Mar Nero, questa specie è in Italia fortemente localizzata. In Sicilia si rinviene principalmente negli Iblei, dove è stata, però, letteralmente decimata da un terribile morbo, noto come cancro colorato del platano, provocato dal fungo Ceratocystis fimbriata.

I versanti della vallata risparmiati dal fuoco sono coperti da estese, dense leccete: se ne hanno esempi di notevole bellezza lungo le Coste di San Nicola ed in alcune cave immissarie, come il vallone del Giglio. In tali formazioni il leccio (Quercus ilex) è spesso associato a specie legate di norma al piano montano, che qui si rinvengono a quote singolarmente basse: fra queste il doronico orientale (Doronicum orientale), che nei rilievi della Sicilia settentrionale si trova solitamente associato al faggio, la felce scolopendria (Phyllitis scolopendrium) ed il carpino nero (Ostrya carpinifolia), piuttosto raro in Sicilia, che nella Riserva è localizzato lungo le linee d’impluvio e le forre ombreggiate.

Numerose in questi ambienti le specie d’interesse fitogeografico come Aristolochia clusii e Lamium pubescens, circoscritte a Sicilia e Italia meridionale, e le endemiche scutellaria (Scutellaria rubicunda) e ciombolino siciliani (Cymbalaria pubescens). Va segnalato, inoltre, un rarissimo paleoendemismo, l’ortica rupestre (Urtica rupestris), relitto terziario sopravvissuto solo qui ed in poche altre aree degli Iblei nord-orientali: rispetto alle comuni ortiche, questa specie è perenne e del tutto priva di peli urticanti.

Un altro interessante aspetto forestale si rinviene nella valle del torrente Calcinara, principale affluente delll’Anapo, lungo un versante di natura vulcanitica in contrada Bruiseri: si tratta di un querceto caducifoglio in cui la quercia castagnara (Quercus virgiliana), che qui ha ruolo di specie dominante, è associata al nespolo volgare (Mespilus germanica). La formazione sembra limitata a questa località, dove si presenta piuttosto degradata, e ad alcuni scoscesi versanti di Monte Lauro.

In ampi tratti della vallata alla lecceta sono subentrati vari aspetti di degradazione. Frequente, tra questi, una macchia cui partecipano interessanti elementi a distribuzione mediterraneo-orientale come la salvia (Salvia triloba), il salvione giallo (Phlomis fruticosa) e la ferula nodosa (Ferulago nodosa), in Italia esclusiva degli Iblei orientali: lembi di questa formazione arbustiva si possono osservare lungo le pendici sottostanti la necropoli di Filipporto.

Ampiamente diffusi anche gli aspetti steppici, con estese praterie dominate ora dal barboncino mediterraneo (Hypparrhenia hirta), dall’ampelodesma (Hampelodesmos mauritanicus), cui si unisce, fra le altre emicriptofite, l’endemica Helichrysum hiblaeum.

Sulle superfici dell’altopiano sovrastante il “canyon”, dove per ampi tratti affiora la roccia madre, si trovano ancora frammenti di una bassa gariga caratterizzata dai cespugli pulvinari del timo a capolino (Thymus capitatus), eccelso pascolo per le api, e dello spinaporci (Sarcopoterium spinosum), specie a distribuzione mediterraneo-orientale, in Italia piuttosto localizzata: se ne trovano esempi sull’altopiano di Filipporto, ai margini delle superfici rimboschite a pino d’Aleppo (Pinus halepensis).

Sulle pareti rocciose si insedia una vegetazione casmofila ricca di specie endemiche come la perlina di Boccone (Odontites bocconei), il garofano delle rocce (Dianthus rupicola), la bocca di leone siciliana (Antirrhinum siculum), l’issopo a piccole foglie (Micromeria microphylla) ed in talune stazioni ombreggiate il bel trachelio siciliano (Trachelium lanceolatum), relitto della paleoflora terziaria, localizzato esclusivamente sulle rupi calcaree di Val d’Anapo, Cava Grande del Cassibile, Cava d’Ispica e qualche altro raro ambiente del settore’orientale ibleo.

LA FAUNA

Per le particolari caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali, la valle dell’Anapo ha conservato una fauna ricca ed interessante. Tra i mammiferi, le presenze di maggiore rilievo sono la martora (Martes martes), con un po’ di fortuna avvistabile anche in pieno giorno e non strettamente legata alle formazioni forestali, l’Istrice (Hysrix cristata) e numerose specie di chirotteri, favorite dall’intenso carsismo e dall’ampia diversificazione di fasce ambientali. Un’ampia cavità naturale che si affaccia sul Bottiglieria, nota indicativamente come Grotta dei Pipistrelli, ospita una colonia estiva di vespertilio maggiore (Myotis myotis) assai consistente, oltre a tre rinolofidi di spiccato interesse protezionistico: il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), che la Convenzione di Berna del 1986 considera specie gravemente minacciata di estinzione, il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), incluso dalla medesima Convenzione tra le specie vulnerabili, ed il rinolofo di Mehely (Rhinolophus mehelyi), molto raro in tutto il territorio nazionale. In inverno, la vicina Grotta Trovata ospita pure una piccola colonia di rinolofo euriale (Rhinolophus euryale), specie estremamente localizzata in Sicilia.

Delle decine di specie ornitiche che nidificano nella Riserva, le più significative sono legate alle formazioni forestali e alle pareti rocciose. Fra le prime, vanno anzitutto ricordati il codibugnolo di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus), importante endemismo dell’avifauna siciliana che negli Iblei occupa un areale ristretto e frammentato, e lo splendido rigogolo (Oriolus oriolus), estremamente localizzato come nidificante. Sono presenti anche due picchi: il torcicollo (Jynx torquilla), che nutrendosi quasi esclusivamente di formiche, offre un tipico esempio di specializzazione alimentare, ed il picchio rosso maggiore (Picoides major), il cui recente insediamento nel fondocava va forse correlato alle morie di platani che hanno favorito gli insetti xilofagi dei quali ricerca attivamente le larve. Singolarmente, per le peculiarità microclimatiche delle cave, passeriformi come il pettirosso (Erithacus rubecola) ed il luì piccolo (Philloscopus collybita) nidificano in quest’area a quote molto più basse (200 m slm) di quelle solitamente occupate per la riproduzione.

Tipici elementi dell’avifauna rupicola sono l’abbondante storno nero (Sturnus unicolor), in Italia esclusivo di Sicilia e Sardegna, il passero solitario (Monticola solitarius), il gheppio (Falco tinnunculus), la poiana (Buteo buteo) ed il grande corvo imperiale (Corvus corax), che in inverno può formare assembramenti di 50-70 individui. Sui piccioni che sorvolano le gole imperversa fulmineo il Falco pellegrino (Falco peregrinus), rapace in netta espansione, che nella valle, in anni particolarmente favorevoli, ha allevato con successo fino a cinque giovani: un vero record riproduttivo, chiaro segno della ricchezza biologica di questo ambiente. Almeno cinque coppie si riproducono regolarmente nella Riserva.

Tra le specie più strettamente associate all’acqua, va segnalata la regolare nidificazione, a partire dagli anni novanta, di alcune coppie di martin pescatore (Alcedo atthis): questa specie, ponendosi al termine delle catene alimentari fluviali, può considerarsi un valido indicatore di salute dell’Anapo.

Anche il colorato, inquietante mondo dei rettili è molto ben rappresentato, soprattutto nei tratti che presentano una vegetazione “a mosaico”; rivestono interesse protezionistico la testuggine di Hermann (Testudo hermanni hermanni), in generale regresso ma ancora facilmente osservabile in prossimità di sorgive, il colubro liscio (Coronella austriaca), apparentemente piuttosto localizzato, ed il variopinto colubro leopardino (Elaphe situla), considerato il più bel serpente europeo, che in quest’area è ancora ampiamente distribuito. Frequente anche la vipera comune della Magna Grecia (Vipera aspis hugyi), la cui pericolosità va fortemente ridimensionata.

Tra gli anfibi, ricordiamo due anuri ecologicamente specializzati: il discoglosso dipinto (Discoglossus pictus pictus), un rospo morfologicamente assai primitivo che predilige fontanili e vasche per irrigazione, e la raganella italiana (Hyla intermedia), legata alle ripe con densa copertura vegetazionale e di abitudini prevalentemente arboricole.

Fra i massi ed i rami sommersi può ancora vedersi guizzare la trota sarda (Salmo trutta macrostigma), specie ittica di alto valore biogeografico, che merita particolare attenzione perché ormai confinata a pochissimi corsi d’acqua.

Sebbene poco “appariscente”, riveste grande importanza anche la fauna invertebrata, che comprende elementi antichissimi come il coleottero pselafide Amaurops sulcatula confusa, relitto del Terziario, ed endemismi strettamente iblei quali il tricottero Hydropsyche gereckei ed i plecotteri Protonemura helenae, sinora noto soltanto per l’Anapo, e Isoperla hyblaea, rinvenuto qui e lungo il fiume Irminio.